Mastopessi del seno

Il seno femminile, non avendo rilevanti struttura di sostegno, è tra le parti del corpo più soggette a rilasciamento. Un seno rilassato appare come svuotato, cadente e con cute in eccesso. La soluzione a tale dismorfia é l’intervento di mastopessi, il cui obiettivo sta nel riportare le giuste proporzioni sia al “contenitore” (cute, troppo grande) sia al “contenuto” (ghiandola, troppo piccola).

Prima di procedere al rassodamento chirurgico (mastopessi), viene accuratamente rilevato  – attraverso alcune misurazioni del seno – il grado di ptosi e la quantità di cute da rimuovere (per il rimodellamento viene utilizzata la cute che si trova sopra e attorno al capezzolo, portandola in basso).  La tecnica è semplice: il complesso areola-capezzolo-ghiandola viene spostato verso l’alto e la cute distesa e suturata con punti interni riassorbibili nel tempo. Lo sviluppo della tecnica chirurgica prevede incisioni leggermente spostate rispetto alla procedura tradizionale, in modo da facilitare in un secondo tempo la correzione degli esiti cicatriziali.

Riduciamo le cicatrici

Il rassodamento chirurgico del seno  lascia una cicatrice a forma di T rovesciata, in corrispondenza delle tre incisioni praticate: una circolare attorno all’areola, una verticale che dall’areola arriva alla piega sottomammaria, una orizzontale lungo la stessa. Si tratta di una cicatrice resa sottile dall’utilizzo del laser, ma comunque trattabile. a distanza di due mesi dalla mastopessi, con la tecnica microchirurgica di mosaic surgery.