L’addominoplastica, conosciuta anche come dermolipectomia addominale, è uno degli interventi di chirurgia estetica dell’addome più diffusi per migliorare il profilo corporeo e correggere rilassamenti cutanei e muscolari. Come ogni procedura chirurgica, anche questa comporta rischi di complicanze, che possono essere prevenute o gestite con un’adeguata preparazione, l’esperienza del chirurgo e una corretta assistenza post-operatoria. Di seguito analizziamo le principali problematiche che possono insorgere e le precauzioni per ridurne l’incidenza.
Complicanze precoci e loro gestione
Tra le complicanze che si manifestano nelle prime ore o nei primi giorni dopo l’intervento, l’ematoma rappresenta una delle più frequenti. Si tratta di un accumulo di sangue nella zona operata che, se voluminoso, può provocare dolore e compromettere la vitalità dei tessuti. La sua prevenzione inizia con un’accurata emostasi intraoperatoria e l’applicazione di drenaggi aspirativi, che aiutano a ridurre le raccolte ematiche. Nel caso in cui l’ematoma si sviluppi comunque, è spesso necessario evacuare il sangue in sala operatoria per evitare infezioni o necrosi cutanea.
L’edema è un’altra manifestazione comune e, sebbene sia quasi sempre transitorio, può durare alcune settimane. Un gonfiore marcato si controlla con bendaggi compressivi, riposo con il tronco leggermente sollevato e l’uso di calze elastiche per favorire il ritorno venoso. Più rara, ma potenzialmente seria, è la formazione di sieroma, un accumulo di siero che si manifesta come una tumefazione fluttuante. La profilassi prevede l’uso dei drenaggi e il mantenimento di una moderata compressione; in caso di sieromi persistenti, può rendersi necessaria l’aspirazione ambulatoriale.
Tra le complicanze precoci si annoverano anche infezioni della ferita chirurgica. Sebbene siano poco frequenti grazie all’uso di antibiotici per-operatori e alle norme di asepsi, possono manifestarsi con rossore, dolore e secrezioni purulente. Il trattamento prevede la somministrazione di antibiotici mirati e, nei casi più gravi, il drenaggio dell’area infetta.
Complicanze tardive e aspetti cicatriziali
Tra le problematiche che insorgono a distanza di settimane o mesi, la necrosi cutanea è tra le più temute. Si verifica più spesso nei pazienti fumatori, diabetici o in chi presenta problemi di microcircolo. La pelle nella regione sovrapubica può non ricevere un’adeguata vascolarizzazione dopo l’ampio scollamento del lembo addominale, determinando la perdita di tessuto. La prevenzione passa dall’accurata valutazione preoperatoria dei fattori di rischio e dalla raccomandazione di cessare il fumo diverse settimane prima dell’intervento.
Le cicatrici patologiche costituiscono un’altra complicanza tardiva. Nella maggior parte dei casi, le cicatrici dell’addominoplastica tendono a evolvere in modo regolare, diventando sottili e poco evidenti nel tempo. Tuttavia, in pazienti predisposti, possono assumere l’aspetto di cicatrici ipertrofiche o, più raramente, cheloidi. In questi casi, trattamenti come le infiltrazioni di corticosteroidi, il silicone in gel o i bendaggi compressivi aiutano a migliorare l’aspetto cicatriziale. È importante informare i pazienti di questa possibilità, soprattutto se hanno avuto precedenti cicatrici anomale.
Un’altra complicanza tardiva è la sensibilità alterata nella zona inferiore dell’addome. La riduzione della sensibilità è causata dalla sezione dei rami nervosi cutanei durante lo scollamento dei tessuti. Generalmente si tratta di un fenomeno transitorio che migliora entro alcuni mesi, anche se in alcuni casi può persistere a lungo.
Rischi tromboembolici e prevenzione
L’addominoplastica comporta un rischio significativo di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare, legato alla durata dell’intervento, alla posizione supina prolungata e alla ridotta mobilità postoperatoria. Queste complicanze, pur rare, sono potenzialmente gravi e richiedono una prevenzione scrupolosa.
Le linee guida internazionali raccomandano di valutare il rischio tromboembolico di ciascun paziente attraverso score validati (come il Caprini Score). Nei soggetti a rischio moderato o alto, è indicata la somministrazione di eparina a basso peso molecolare e l’uso di calze elastiche compressive. Inoltre, è fondamentale incoraggiare una mobilizzazione precoce, già entro le prime 24 ore dall’intervento, per stimolare la circolazione e ridurre la stasi venosa.
La collaborazione tra chirurgo, anestesista e infermieri è decisiva nel monitorare eventuali sintomi di complicanze tromboemboliche: gonfiore, dolore al polpaccio, difficoltà respiratoria o dolore toracico. La diagnosi tempestiva e il trattamento immediato possono fare la differenza nella prognosi.
Il ruolo del paziente nella prevenzione delle complicanze
Il successo di un’addominoplastica non dipende solo dalla tecnica chirurgica, ma anche dall’adesione del paziente alle indicazioni pre e post-operatorie. Sospendere il fumo per almeno un mese prima e dopo l’intervento riduce drasticamente il rischio di necrosi cutanea e favorisce una migliore ossigenazione dei tessuti. Il controllo del peso corporeo, una dieta equilibrata e una corretta idratazione contribuiscono a una guarigione più rapida.
Dopo la dimissione, il paziente deve rispettare l’uso della guaina elastica e limitare gli sforzi fisici intensi per almeno quattro settimane. È altrettanto importante partecipare alle visite di controllo, che permettono al chirurgo di monitorare la cicatrizzazione e intercettare eventuali complicanze precocemente.
La conoscenza dei rischi e delle strategie di prevenzione, unita a un approccio responsabile, consente di affrontare l’addominoplastica con maggiore serenità e di ottenere risultati estetici soddisfacenti in sicurezza.
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